I luoghi che erano e che non sono più

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Sono foto di luoghi abbandonati, svuotati, privati del loro scopo ma dove la presenza, o forse il ricordo dell’uomo è ancora vivo e percepibile. Si passa da ex centrali e cartiere a manicomi o colonie estive, questi sono i luoghi rappresentate nelle fotografie, cariche di pathos, di Davide Virdis  con la collaborazione dell’antropologo Paolo Chiozzi. Questa ricerca tra ” i luoghi che erano e che ora non sono più ” è fatta interamente in Italia, un viaggio tra città come Firenze, Roma e Sassari. Città che si sono sviluppate e ingrandite  ma che si lasciano alle spalle edifici alla deriva, che nonostante tutto parlano ancora, attraverso un indumento sporco lasciato a terra, una foto sbiadita o una scritta violenta su un muro che non si regge più.  Il lavoro del celebre fotografo si chiama Relitti ma potrebbe anche essere associato alla parola Riletti in quanto riprende questi luoghi per dargli ancora spazio nella modernità frenetica, distratta. Li rilegge dando a questi il significato che avevano in passato o dando a questi un senso tutto nuovo. La mostra va oltre lo stile architettonico, nonostante Virdis si sia laureato proprio in architettura a Firenze, ma lo scopo vero è quello di celebrare il rapporto tra fotografia-architettura, vedere l’oggetto, l’architettura attraverso un immagine scattata con una digitale. 

La mostra Relitti sarà visitabile gratuitamente dal 3 al 30 maggio 2013 nella mostra We made For Love nel cuore della manifestazione: Labloft, allestita in un fabbricato ex laboratorio tessile.

Ex cartiera

Ex cartiera

Villaggio minerario

Villaggio minerario

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Officina del centro nazionale

Officina del centro nazionale

 

Colonia marina, Casa Gioiosa

Colonia marina, Casa Gioiosa

 

Hogwarts versione LEGO.

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Quante cose abbiamo costruito con queste storiche costruzioni ? dalle piccole casette con il tetto rosso agli odierni modellini delle più grandi opere architettoniche moderne. Verrebbe da dire tutto… ma all’elenco ma all’elenco mancava quest’ultima chicca: Il castello di Hogwarts ! Tratto fedelmente, in ogni dettaglio, dal modello presente negli studios di Harry Potter; questa novità firmata LEGO è composta da quasi 400,ooo pezzetti diversi per colore, texture, forma e quant’altro ! Lo scenario rappresenta sia l’interno che l’esterno del luogo più magico del film, dove almeno una volta ognuno di noi ha desiderato scappare. Dai saloni, alle aule agli stessi personaggi in modo da creare un’atmosfera impeccabile e il più possibile fedele a quella del film,; si può notare in giovane Harry mentre si arrampica sulla torre più altra minacciato da un drago, o Ermione intenta in una delle sue pozioni, le scene che hanno animato gli stessi libri dell’autrice J.K. Rowling.  L’ideatrice di questo progetto è  Alice Finch che per mesi ha studiato questo scenario in modo da fare un lavoro accurato che non deludesse le aspettative dei più appassionati. Allora che cosa aspettiamo? Questa è una buona occasione per tornare bambini !

Il complesso

Il complesso

La sala comune

 La sala comune

Uno degli innumerevoli dettagli

Uno degli innumerevoli dettagli

Uno degli innumerevoli dettagli

Uno degli innumerevoli dettagli

 

 

News: La piscina più profonda d’ Europa ? Ma no, del Pianeta !

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Il suo nome è Nemo 33 e si trova a Bruxelles ( Belgio ).  La piscina in questione è stata ideata dall’esperto belga John Beerneats che aveva come intento quello di creare una costruzione che potesse essere un ” parco giochi” per esperti, e non oltre che un luogo dove poter fare riprese a livello cinematografico.  E bisogna dire che sia riuscito perfettamente nell’intento ! Le cifre che accompagnano questa piscina sono astronomiche: Appena aperta ha fruttato un numero di visitatori e curiosi incredibile.  Anche le sue dimensioni non sono da meno: 34, 5 m di profondità e 2,5 milioni di acqua mantenuta costantemente alla temperatura di 30 gradi. Un dettaglio di questa piscina è che la sua scesa verso il ” fondale” è costituita da diversi livelli in modo da ricreare il più possibile lo scenario marino. E per chi volesse ammirare questo spettacolo ma all’asciutto ? Tranquillo, hanno pensato anche a questo ! Nemo 33 lateralmente è dotata di alcune finestre di grandi dimensioni che danno la stessa percezione che si avrebbe se vi foste immersi…. senza bagnarvi !

La piscina vista in superficie con le sue finestre panoramiche

La piscina vista in superficie con le sue finestre panoramiche

Una parte dei suoi 34,5 metri di profondità..

Una parte dei suoi 34,5 metri di profondità..

La favola della casa …che non è una casa !

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Villa ARRA.

Tutto sembra iniziare come una favola: tra le dolci colline della città belga di Liegi la famiglia di Aline e Règis, con i loro due bambini a seguito, si imbatte in un appezzamento di terra in cima ad una collina; un posto incantevole poco distante dalla città che suscita in loro una sensazione di calma e tranquillità…una posto dove si sentono a casa. Appunto casa…ma qui la casa non c’è ! Serve un’intervento. Ecco che arriva Nicolas Firket, grande architetto, che con i suoi aiutanti fidati si assume il nobile incarico di creare una casa per la giovane famiglia. Ma non una casa come tutte le altre, una casa diversa. L’architetto aveva un’idea del tutto fuori dagli schemi che non aveva nulla a che fare con la solita idea di casa che abbiamo tutti quanti: con il tetto di tegole rosse, il caminetto e la muratura bianca. No, assolutamente. Nicolas voleva riprende gli antichi elementi fondamentali, quelli che contavano veramente, e da qui creare uno spazio con carattere, che avesse un tocco di realtà anche se esprime tutt’altro e che è in grado di scacciar via l’effetto alienante che il consumismo ha su di noi, e che ha distrutto la gioiosità dei cittadini di Liegi.  Ma come è fatta questa casa che casa non è? Beh iniziamo con il dire che una volta giunti su questo grande spazio verde il nostro sguardo viene invitato a spostarsi lontano verso l’orizzonte rimanendo incantato…così incantato che la mente ci mette un pò a rielaborare  che quella superficie non è altro che il tetto della casa. Si crea una nuova prospettiva, un qualcosa di nuovo e meno ovvio, come ama dire l’architetto ” è un qualcosa di più grafico”. Inoltre, è una casa del tutto personale. Perchè? perchè chi la abita ne conosce tutti i segreti e tutti i misteri, come: l’ingresso a scomparsa, ossia questa porta di ingresso a cui ci si può collegare tramite delle scale che s trovano in superficie che dà l’impressione che la gente, che scende queste scale, sparisca sotto la superficie. Ci sono ben 75 metri di armadi che che custodiscono, come un tesoro, tutti gli oggetti della famiglia, ma il dettaglio più spettacolare è il corridoio del pianterreno che funge da stanza aperta sul cielo dal quale si può godere di una vista mozzafiato sulla natura dove, con un pò di fortuna, si può ammirare anche qualche cervo. Insomma, una casa che mette in moto le cose, che è nuova e non si ripete mai. Un abitazione che, nonostante sia circondata da una città che scivola verso il declino, perchè ha visto chiudere tutte le sue fabbriche di acciaio che facevano forza alla sua economia, sembra un’isola carica di ottimismo.

 

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Il design indiano arriva alla Triennale di Milano

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La mostra si chiama New Idian Designscape  allestito nel MINI&Triennale Creativeset del Design Museum della Triennale di Milano e porta, per una delle prime volte, il design e il made in india in una mostra europea. Idea parte parte da Simona Romano, che cura personalmente la mostra, e da Avnish Mehta, con un allestimento di Kavita Singh Kale. Partendo proprio da questo spazio dedicato all’India, abbiamo l’impressione dello scheletro di un edificio non finito che coincide perfettamente con l’immagine di questo Paese come una realtà in continuo divenire, un fondersi perpetuo tra innovazione e tradizione che il filo conduttore dell’intera mostra. Ma L’india non pretende di arrivare subito con opere mastodontiche ed elaboratissime,  tutt’altro. Come propone la mostra stessa, il futuro del made in India sembra essere nelle piccole produzioni artigianali di grande inventiva ma di tradizione semplice come: la lavatrice a pedali ( che vuole proporre una soluzione al frequente problema dei black-out ) o la bicicletta in bambù o la cesta per i pesi da spalla sempre in bambù, insomma il cosiddetto barefoot design che aiuterebbe a rivalutare il lavoro degli artigiani locali, ingegnerizzando le soluzioni nate dai villaggi aiutando le piccole e povere economie locali. E sembra proprio questa la via giusta per un Paese che, grazie alla sua qualità per mano d’opera e produzione artigianale, può contare solo su se stesso.

L'interno del New Indian Designscape

L’interno del New Indian Designscape

La Bambike è la prima bici in bambù Disegnata da Vijay Sharma, più un set da tavola interamente prodotto da artigiani locali

La Bambike è la prima bici in bambù Disegnata da Vijay Sharma, più un set da tavola interamente prodotto da artigiani locali

...E in cuscino pavimento e l'orologio Spire

…E in cuscino pavimento e l’orologio Spire

News: Tiziano alle Scuderie del Quirinale

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Flora - Tiziano Vecellio1517 ca.

Flora – Tiziano Vecellio
1517 ca.

Le Scuderie del Quirinale concludono idealmente il percorso dedicato alla pittura venezia e sulle importanti influenze che ha avuto sul mondo pittorico e architettonico, realizzando una mostra su Tiziano Vecellio. Fu ideatore del colore tonale insieme a Giorgione, studioso della luce e degli effetti che questa ha su colore. La mostra partirà dal 5 marzo e si concluderà il 16 giugno. Per ulteriori informazioni visitate il sito: http://www.scuderiedelquirinale.it 

I filtri ottici di Yoshioka

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Tokujin Yoshiokanoto architetto Giapponese classe 1967, dopo aver lavorato con celebri colleghi orientali e non; crea un suo studio nel 2000. Dalla fondazione di questo suo impero nascono le sue celebri collaborazioni con le società più famose del mondo, come: Hermès, Toyota, BMW, Moroso; andando sempre a creare oggetti di design ed opere architettoniche estremamente inusuali e creativi. Un’altra perla da aggiungere alla sua carriera è il recente spazio espositivo progettato per la casa automobilistica Lexus per la presentazione del suo modello ibrido HS. L’intero progetto è realizzato con panelli in fibra ottica, che oltre a essere un materiale inusuale, vanno a creare una rifrazione della luce e uno sdoppiamento dell’immagine molto particolare e alquanto futurista, che riprendono in parte l’opera di design creato, dallo stesso architetto, per l’esposizione al Tokyo Motor Show del 2007 per la Toyota.  ” La mia creazione riprende le sensazioni che mi ha trasmesso il vedere questo nuovo modello della Lexus: un qualcosa che suggerisce un mondo appartenente ad un’altra dimensione, una specie di spazio intermedio tra presente e futuro.” E si direbbe che l’idea è perfettamente riuscita.

 

L'effetto onirico creato dai pannelli in fibra ottica.

L’effetto onirico creato dai pannelli in fibra ottica.

 

 

 

 

Un confronto tra il design della nuova Lexus HS ibrida e lo spazio circostante.

Un confronto tra il design della nuova Lexus HS ibrida e lo spazio circostante.